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Natale e l'anno che verrà

Caro Sergio,


per celebrare il tempo del Natale ti raggiungo con qualche parola: sai bene quanto siano preziose per me. Tutto ciò che è scritto rimane; si può riportare agli occhi e al cuore.

L’anno scorso, in questo periodo, mi avevi chiesto: “Greta, cosa pensavi a quando mi hai incontrato?”.


Nemmeno mi avevi dato il tempo di rispondere, perché il quesito più importante era quello successivo: “Hai portato a termine la tua missione? Quella che ti eri prefissata quando sei uscita in strada la prima volta?”

Mi avevi disorientato e colpito profondamente. ‘Missione’ non era forse un termine troppo grande per descrivere la bella amicizia che si era instaurata fra noi?

In quel momento ero tornata con la mente al nostro primo incontro, alla chiesa del Crocifisso; tu già riposavi nel porticato, avvolto da alcune coperte, quando mi sono avvicinata per portarti del te.


Avevamo iniziato a parlare di tutto: della tua famiglia numerosa in Sicilia, dalla quale ti eri allontanato per provare a mandar loro qualche soldo in più; di quanto ti mancasse. Mi avevi detto di tutti i ristoranti dove avevi lavorato, sempre dormendo in strada, per risparmiare. Mi avevi parlato anche di Lorenzo: stava silenzioso accanto a te, con il suo cane; avevi trovato il modo di aiutarlo e accompagnarlo. Anche io avevo condiviso tanto di me, dei miei sogni. Le nostre vite si erano legate ed avrebbero continuato ad intrecciarsi. Allora avevo solo il presentimento di quella che ora è una certezza.


Ricordo di aver pensato che era un po’ come se fossi il papà di tutti: della tua famiglia lontana, degli amici di strada, un po’ anche mio.

Alla tua domanda avevo risposto che non sapevo di avere una missione: la prima volta in cui ero uscita in strada con Legàmi, avevo semplicemente detto ‘sì’ ad un invito. Tu eri però il motivo per cui ero tornata.

Mi avevi detto sorridendo che intendevi questo per ‘missione’: aiutare qualcuno ad essere felice, come io ero riuscita a farlo con te: “Ogni tanto potresti pensare di aver fallito la tua missione perché hai aiutato me, e magari con altre persone non sei riuscita. Ma la nostra amicizia è un dono molto caro. Sono sicuro che, come hai toccato il mio cuore, riuscirai a farlo con altri. Ma noi non possiamo arrivare sempre dappertutto. L’importante è fare il nostro piccolo pezzetto, non trovi?”.

Mi avevi donato un senso grande di leggerezza e gioia.


Ti sono riconoscente per queste parole, che spesso mi tornano alla mente e abitano la vita; per la nostra amicizia insolita e luminosa.

Io ora sono diventata una professoressa, mentre la tua famiglia si è allargata di più, fra matrimoni e nuovi nipoti; sono però sempre grata per quello sguardo che continui ad insegnarmi: uno spezzarsi per l’altro, nonostante le fatiche e le fragilità presenti in ognuno di noi. Ed è questo ciò che provo a portare nelle classi e nella vita. Uno sguardo pieno di Dio, di quell’Amore che nel Natale si fa nuovo, ma che già vive nelle nostre vite.


Ti voglio bene,

Greta (vice presidente Giovani)