“La vita è come un
viaggio sul mare della storia, spesso oscuro ed in burrasca, un viaggio nel
quale scrutiamo gli astri che ci indicano la rotta. Le vere stelle della nostra
vita sono le persone che hanno saputo vivere rettamente. Esse sono luci di speranza”.
Questo pensiero di
Benedetto XVI a conclusione dell’enciclica “Spe salvi” torna alla mente nel
pensare a Ciao Marazzi morta il 7 ottobre a pochi mesi dal compimento dei 100
anni essendo nata a Como il 25 maggio 1925.
La vita è stata
anche per lei, fin da bambina, “un viaggio” in cui non sono mancate fatiche,
difficoltà e incomprensioni: ha saputo affrontarle con dolcezza e con la fermezza
e l’intelligenza dell’amore che, con i fratelli, aveva appreso dai genitori.
Non a caso avevamo
scelto il titolo “Con amore nella storia” il libro che racconta, grazie ai suoi
minuziosi appunti scritti a mano, l’esperienza dell’Azione cattolica diocesana
dalle origini al 1945.
Avevamo scelto il
Salmo 144 come introduzione “Una generazione narra all’altra le tue opere, o
Signore, annunzia le tue meraviglie e insieme proclamano lo splendore della tua
gloria” sia per riassumere il senso di quelle pagine sia per esprimere lo stile
di una donna che aveva camminato alla luce della Parola ed aveva così offerto
orientamento per la traversata degli altri.
Il suo spendersi
per molti anni nella scuola accanto a ragazzi e giovani ne è una prova, così
come la sua passione per l’Azione cattolica che voleva bella perché bella fosse
la Chiesa. Incontrandola più volte nella sua casa affacciata sul lago e sempre
illuminata dal sole si percepiva immediatamente quel “genio femminile” che la
vedeva colma di serenità e vivacità anche se nella critica a scelte che non
condivideva.
Aveva un’idea
evangelica della “laicità” e attraverso questa lente guardava la Chiesa nel
mondo, era molto attenta al cammino sinodale e vi coglieva quei segni, più o
meno visibili, che per lei erano passi verso gli orizzonti indicati dal
Concilio.
Si rendeva conto
che la fatica da superare era quella di lasciare quel “si è sempre fatto così”
per accogliere la perenne novità del Vangelo che con il suo carico di profezia
e di amore genera opere e segni. Il suo racconto del passato, con una stupenda
dovizia di particolari su persone e fatti, era una finestra aperta sul futuro e
oggi si può ben dire sull’eternità.
Donna minuta e
sempre sorridente che ogni giorno con la sua meravigliosa “tata” andava a piedi
all’incontro con il Signore e dalla quale si faceva leggere il giornale per
essere a conoscenza dei fatti e dei problemi che riguardavano la Chiesa e la
società. È stata donna della memoria
educante e per questo aperta al futuro, una donna ribelle alla mediocrità, una
donna che ha insegnato a vivere la speranza che non delude.
Tra le sue eredità
c’è la gioia di essere laica cristiana, una esperienza che aveva condiviso in Azione
cattolica, diventandone Presidente diocesana dal 1983 al 1989, come stile di comunione e di missione, come
scuola di corresponsabilità, come espressione di una Chiesa sinodale che
dialoga con il mondo, come scelta di uomini e donne che non si sottraggono alle
sfide del tempo e dicono con dolcezza, con rispetto e con retta coscienza le
ragioni della speranza che salva. Oggi la
testimonianza di Cia diventa un appello, un invito, un richiamo dolce e nello
stesso tempo severo.
Paolo Bustaffa
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