"Poco fa, passando in mezzo a voi, ho incrociato sguardi
pieni di gioia e pieni di speranza. Grazie per questo abbraccio così
intenso e bello." Così papa Francesco ha salutato gli 80.000 associati
provenienti da tutte (sì, tutte!) le diocesi d’Italia, che lo hanno
accolto in Piazza S. Pietro. È sorprendente come papa Francesco abbia
saputo cogliere in pochi attimi il clima della piazza. Si respirava la
gioia di ritrovarsi insieme, di stringersi intorno al papa per
ringraziarlo del suo affetto per l'associazione e per sostenerlo nel suo
ministero. La gioia di sapersi accompagnati e di avere ricevuto un dono
grande dal Signore. La speranza di saperlo testimoniare, di poter dare
il proprio contributo per un mondo più umano e più bello.
“A
braccia aperte” è stato il titolo dell’incontro, e proprio partendo
dall’abbraccio ricevuto, Francesco ci ha invitato ad allargare
l’abbraccio per aprirlo a tutta l’umanità, specialmente a chi soffre,
“da laici impegnati nelle vicende del mondo e della storia, ricchi di
una grande tradizione, formati e competenti in ciò che riguarda le
vostre responsabilità, e al tempo stesso umili e ferventi nella vita
dello spirito.” Per portare a tutti l’abbraccio che salva, quello del
Signore.
Un vero e proprio programma di vita personale e di vita associativa. Da vivere con grande impegno e fede nell’aiuto di Dio.
Franco Ronconi
Papa
Francesco oggi ci ha invitato a vivere "A Braccia Aperte" perché
l'abbraccio è la via della vita, una delle espressioni più spontanee
dell’esperienza umana. Ci ha ricordato che l'abbraccio può salvare,
cambiare la vita, ma anche mancare. E all'abbraccio mancato l'AC si
deve rivolgere, a quelle braccia rigide e minacciose che vediamo nelle
difficoltà che le persone incontrano nel vivere la fraternità.
La
forza delle parole che ha pronunciato il Papa ci ha scosse e smosse.
Sono state incoraggiamento e coinvolgimento nella realtà che è il sogno
di Dio: tenderci verso gli altri, aprire le nostre braccia e accogliere
il prossimo.
Anna Cereda e Francesca Iacovitti