loader

Il suo “sì per sempre” è un messaggio per noi

Nell’archivio del mio cellulare sono ancora conservati gli sms che mi mandava per tenere informata l’Azione cattolica diocesana sulle condizioni di salute dello zio don Marco ricoverato in terapia intensiva a causa del coronavirus. Poche righe ma sempre intense di affetto, di sofferenza per non poterlo vede, di gratitudine per le preghiere che l’associazione levava al buon Dio per la guarigione del suo assistente diocesano. Poi quando don Marco uscì dalla tempesta la telefonata, perché questa volta non fu un sms, diventò uno scintillio di gioia. Lui, don Alex, era così, aveva la semplicità di un bambino e la serenità di un adulto che si affida a Dio e si fida degli altri.

I miei viaggi in Valchiavenna e Valtellina avevano spesso una tappa nella sua casa, prima a Chiavenna poi a Delebio. Bastava una telefonata poche ore prima e il suo era un sorriso che ti accoglieva dentro la nuvoletta di fumo di una sigaretta.

Le conversazioni duravano fino a tarda notte, si passavamo in rassegna tanti aspetti della vita ecclesiale e della vita sociale. Non raramente con il suo frizzante intercalare riportava i discorsi all’essenzialità che coglieva negli incontri con la gente, con i giovani, con i poveri, con gli amministratori pubblici.

Quel suo modo di vivere che a volte lo faceva apparire un prete un po’ naif era in realtà intriso di preghiera, di ascolto e di pensiero. E questo intreccio interiore gli consentiva di coltivare relazioni profonde e nello stesso tempo di essere esplicito nelle valutazioni, chiaro nelle indicazioni, fermo nelle scelte.

Sull’Azione cattolica, che più volte aveva con entusiasmo ospitato a Piantedo e a Delebio, si soffermava volentieri, voleva sapere e capire. Il tema dei laici lo appassionava e lo coinvolgeva, vi avvertiva il respiro del Concilio. Una volta disse: “Tocca oggi ai laici dare un colpo di remi perché la barca stia sulla linea del vento dello Spirito”.

Ascoltava molto, non faceva lunghi discorsi, gli bastava poco per farsi comprendere. Anche le sue note sul bollettino parrocchiale, “il Ponte” lasciavano trasparire, nella loro brevità e semplicità, la sua passione per il Vangelo, il suo amore per Gesù e per i fratelli. Era capace di rendere l’una e l’altro una proposta bella, credibile, coinvolgente. Il 19 novembre all’età di 41 anni, in un tempo in cui impensierisce il calo delle vocazioni al sacerdozio, il Signore l’ha chiamato. In questo mistero don Alex rilancia quel “sì per sempre” che ha tenuto e tiene vivo nel cuore.

Paolo Bustaffa