La preghiera del Rosario per la pace in Ucraina si era appena conclusa. Era la sera del 1° marzo in Cattedrale. Roberto al microfono aveva rivolto un appello alla solidarietà per l’Ucraina e un invito alla preghiera con la comunità ucraina nella chiesa di san Donnino in Como.
Con lui c’era la moglie Laura. Al mattino la notizia: arresto cardiaco. Poi l’attesa di qualche segnale di ripresa. La preghiera accompagna i giorni. Giovedì 17 marzo l’ultimo atto d’amore di Roberto: la donazione degli organi.
Rivedo molti momenti condivisi con lui e in particolare quelli delle assemblee diocesane della nostra associazione alle quali volentieri partecipava con Laura e spesso prendeva la parola.
Voleva bene all’Ac e credo proprio che continuerà a volerne. Dimostrava la sua stima e la sua simpatia anche quando al mattino passavo nel suo ufficio di direttore della Caritas diocesana. Ascoltava attentamente i racconti degli incontri e faceva tante domande.
Era soprattutto interessato a capire come i laici di Ac vivessero la carità e immancabilmente si apriva il capitolo del dialogo tra carità operosa (visibile) e carità/intellettuale-educativa (invisibile).
Per lui, come per me, era importante cercare e trovare i punti di contatto tra le due espressioni della carità, era importante e bello prendere atto che l’una non poteva fare a meno dell’altra, che l’una arricchiva l’altra e viceversa.
Mi sorprendeva vedere come Roberto, diacono permanente, avesse così a cuore la questione della laicità, il ruolo del laico nella Chiesa e nel mondo. Voleva capire come l’Ac si stesse muovendo.
Si andava immancabilmente alle sorgenti del Concilio, alle parole di papa Francesco e a quelle non meno impegnative del vescovo Diego e del vescovo Oscar.
Uscivano parole come sinodalità, corresponsabilità, testimonianza nel mondo, dialogo intergenerazionale: non erano parole dette ma parole vissute in Ac come in Caritas.
Uscivano anche le fatiche e le difficoltà non per piangerci addosso ma per capire come non rimanerne imprigionati. E qui veniva in soccorso l’amore alla Chiesa, non la Chiesa a propria misura ma la Chiesa di Dio.
Sempre qui si apriva il capitolo delle “alleanze” a partire dalla Consulta diocesana delle aggregazioni laicali dove l’Ac è presente con la sua innata capacità di tessere relazioni.
Si sono fatti insieme passi importanti e altri erano stati pensati e programmati con Roberto sulla strada del bene comune.
Ora lui ha lasciato a noi il compito di continuare un cammino, in altro modo ci accompagnerà.
Lo ringraziamo e ringraziamo Dio di aver donato anche all’Ac questo fratello.
Paolo Bustaffa
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