“Popolo, gioia, misericordia, dialogo, poveri”: su queste cinque prospettive indicate dalla Evangelii gaudium si è mosso il convegno nazionale delle Presidenze diocesane concluso il 26 aprile a Roma. Un convegno che ha visto un’altissima presenza di giovani e questo dice che anche all’interno dell’associazione “La realtà sorprende l’idea” cioè il futuro “pensato” è “futuro” vissuto nell’Ac.
Le cinque prospettive che hanno dato vita a cinque micro-convegni e altrettanti laboratori hanno portato le Presidenze diocesane a ripensare la propria identità e la propria missione nella Chiesa e nella Città. Il filo rosso che ha unito le cinque piste di pensiero e impegno è stato quello di “un laicato profetico” capace di vivere e comunicare esperienze, progetti, pensieri intrisi di umanità alla luce del dialogo tra fede e ragione, così come è declinato dal linguaggio della “Evangelii Gaudium”. Certo, alle cinque parole “popolo, gioia, misericordia, dialogo, poveri” occorre dare significato autentico per riportarle all’essenzialità e toglierle dalla genericità, dall’approssimazione. Occorre imparare a leggere insieme e con la lente del nostro tempo il vocabolario delle fede e il vocabolario della vita. E qui vale la pena citare la simpatica battuta del vescovo Savio Hon Tai-Fai che all’omelia ha affermato: ” Gesù è un ‘sms’, cioè è salvatore, mediatore, servo”.
“Uno sguardo di vicinanza”: citando papa Francesco il presidente nazionale Matteo Truffelli ha indicato con questa immagine l’atteggiamento associativo da assumere nella storia. Occorre abitare “una realtà complessa in modo complesso sapendo che l’unica strada possibile, faticosa ricchissima, è quella del discernimento” valorizzando il patrimonio associativo ma anche innovandolo rispetto alle domande dell’uomo di oggi. Matteo Truffelli ha quindi sottolineato che “l’associazione, piccola o grande che sia, deve essere capace di rispondere di sua iniziativa alle esigenze che si presentano sul territorio senza attendere alcuna via libera dall’alto ma sempre tessendo legami con le persone”. “Leggere le difficoltà in cui viviamo e le nostre inadeguatezze associative – ha concluso – non significa lasciarsi sopraffare dallo scoraggiamento e dalla nostalgia ma significa gettare a piene mani il seme della nostra gratuità, della nostra speranza”. Infine una proposta riassuntiva: raccontare in “un libro bianco” i nodi, le difficoltà, la bellezza e la profezia dell’Ac.